venerdì 6 marzo 2009

Il Galateo: questo sconosciuto!

Il primo libro "ufficiale", quello che ha dato un'etichetta ufficiale alle regole di buona creanza, venne redatto da Monsignor Giovanni Della Casa e pubblicato postumo, dopo il 1556, prendendo il nome di “Galateo overo De’ Costumi” da Galeazzo (Galatheus) Florimonte, vescovo di Sessa che aveva suggerito a Monsignor della Casa, la stesura del trattato.
In questo libro Monsignor Giovanni della Casa assunse il ruolo di un pedagogo anzianotto illetterato e piuttosto ingenuo che, nel dissertare con un giovane allievo, dettava con aria sprovveduta, norme di etica, estetica e pedagogia.

Grazie al successo straordinario della pubblicazione, "galateo" diverrà la parola usata per indicare un complesso di regole di buona creanza.
Regole che ancor oggi sono valide e valevoli e basterà leggere queste citazioni, per capirlo.
Dal Capitolo V°:
"...Dee adunque l'uomo costumato guardarsi di non ugnersi le dita sì che la tovagliuola ne rimanga imbrattata...Quando si favella con alcuno, non se gli dee l'uomo avicinare sì che se gli aliti nel viso..."
Dal Capitolo XIX°:
“Non istà bene grattarsi, sedendo a tavola…
Non istà medesimamente bene a fregarsi i denti con la tovagliuola, e meno col dito…”

Il “Galateo” traduce nella pratica regole che si rivelano fondamentali per una civile convivenza quotidiana insegnando comportamenti mai intrusivi, prevaricativi o sgarbati in specie a tavola.
L’osservanza delle norme proprie del “Galateo” è volta a facilitare e rendere armoniose le relazioni umane.
Certo conoscere le prescrizioni del “Galateo” non significa di per sé essere educati se poi non le si sa applicare anche usando quell’”intelligenza sociale” che permette di adattarle a tutte le situazioni anche quelle nuove e impreviste.

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